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XII. - A FRANCESCO NELLI



quelle volantisi via. Molte cose, oltre a queste, potrei avere dette, e me, se io temetti, avere renduto scusato; però che a lui sono molte arti per che egli meni gli uomini dove e’ vuole, però che egli è malizioso e pieno d’inganni. Ma poi che, per divina grazia piú che per mio senno, delle mani sue sono venuto sicuro, giudicai lasciare l’altre cose agli altri. Ma, acciò che di questa parte alcuna cosa rimasa non esaminata, oltre alle cose che dal suo Coridon sono sute date a credere al tuo Mecenate, non resti, altro da molti gli è attribuito. Magnanimo il dicono molti, la qual cosa egli con tutti gli orecchi riceve. Gran cose e quasi avanzanti le forze degli uomini sono l’opere della magnanimitá, forse conosciute da molti ma osservate da pochi, però che la magnanimitá è bellezza e glorioso ornamento dell’altre virtú; e, come vogliono i nostri maggiori, del magnanimo è con equale viso ed animo sofferire ogni cosa che viene, il che spontaneamente confesso Mecenate tuo alcuna volta avere fatto. Io ho udito, e credolo, lui con viso e parole ed animo immobile un giovane figliuolo d’ottima testificanza avere perduto; e so, niuno altro ne’ preteriti anni miei ciò avere fatto, se non Ruberto re: e non sono piú degni d’etterna memoria che si sia costui, Orazio Pulvillo o vero Emilio Paulo o Anassagora o altri simili, i nomi de’ quali per quello grande fatto stanno immobili con felice memoria. Questo, per la casa di Polluce! è non solamente degno della penna mia, ma degno d’essere lasciato, a quelli che dopo noi verranno, scolpito con lettere d’oro. Vogliono ancora, il magnanimo essere non solamente perdonatore delle ingiurie, ma ancora non curarle, il che fu sommamente osservato da Cesare dittatore. Se costui ad alcuno da animo l’abbia fatto, non l’ho assai di certo, con ciò sia cosa che alcuni che sanno i suoi segreti affermino che niuno sarebbe piú crudele fiera di lui se gli sia data copia della vendetta, e se non gli sia data, niuno essere maggiore perdonatore di lui. È, oltre a questo, del magnanimo tenere a vili le ricchezze e con tutte le forze cercare onore. Costui avere a vili le ricchezze non confesso, ma quanto egli desideri tutti onori, giá assai è suto dimostrato: ma egli non se ne fa degno come al magnanimo si confá. È ancora il magnanimo spontaneo facitore di doni, non desideroso ricevitore; ma costui in questa parte volge l’ufficio della virtú, con ciò sia cosa che e’ sia ricevitore spontaneo e non desideroso donatore. Chi potrebbe annoverare tutte le cose del magnanimo? Con ciò sia cosa che per le